Poesie

                           
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L'uccello viaggiatore

Il viaggio
è come un uccello,
che vola,
che vola ovunque,
che cerca un luogo,
un luogo nuovo,
da scoprire,
da osservare.
Ma se viaggi,
se viaggi veramente,
non ti fermi mai,
cerchi sempre,
un luogo nuovo.

A. Chiari

         
                             
                                       
         

Ti prego

Quando mi dai la tua piccola mano
che tante cose mai dette esprime
ti ho forse chiesto una sola volta
se mi vuoi bene?

Non è il tuo amore che voglio
voglio soltanto saperti vicina
e che muta e silenziosa
di tanto in tanto, mi tenda la sua mano.

H. Hesse

 

Sovrumana dolcezza

Io so, che ti farò i begli occhi chiudere
come la morte.

Se tutti i succhi della primavera
fossero entrati nel mio vecchio tronco,
per farlo rifiorire anche una volta,
non tutto il bene sentirei che sento
solo a guardarti, ad avere te vicina,

a seguire ogni tuo gesto, ogni modo
tuo di essere, ogni tuo piccolo atto.
E se vicina non t'ho, se a te in alta
solitudine penso, più infuocato
serpeggia nelle mie vene il pensiero
della carne, il presagio

dell'amara dolcezza
che so che ti farà i begli occhi chiudere
come la morte.

U. Saba

               
                         
                                       
           

Rosa purpurea

Ti avevo cantato una canzone.
Tu tacevi. La tua destra tendeva
con dita stanche una grande
rossa, matura rosa porpurea.
E sopra di noi con estraneo fulgore
si alzo la mite notte d'estate,
aperta nel suo meraviglioso splendore,
la prima notte che noi godemmo.
Salì e piego il braccio oscuro
intorno a noi ed era così calma e calda.
E dal tuo grembo silenzioso scrollasti
i petali di una rosa porpurea.

H. Hesse

           
                                       
   

Quando ti fisso negli occhi,
svanisce ogni pena e ogni dolore,
e quando bacio la tua bocca,
mi sento in tutto rinato.
Quando mi chino sul tuo seno,
come un'estasi mi pervade,
ma quando dici: ti amo,
non so frenare un pianto amaro.

H.Heine

                       
                                       
       

Notturno

Notturno di Chopin in mi bemolle
L'arco della finestra colmo diluce
Ed anche sul suo volto compassato
un aureaola in volo s'è disegnata.

In nessun'altra notte m'ha toccato
il silenzioso argento della luna
così che nel profondo inesprimibile
dolce ho avvertito il cantico dei cantici.

Tacevi. Anch'io; la muta lontananza
si dissolveva in luce. Nessun segno
di vita, se non nel lago una coppia di cigni
e su di noi il corso delle stelle.

La tua figura si staglia nell'arco
della finestra e dalla luna un bordo
argenteo avvolse l'esile tuo collo
e la mano distesa.

H Hesse

     
                                       
   

Non diceva parole

Non diceva parole
cercava tanto solo un corpo
interrogante,
perché ignorava che il desiderio
è una domanda
la cui risposta non esiste
una foglia il cui ramo non esiste
un mondo il cui cielo non esiste.

L'angustia si apre il passo entro
le ossa
risale per le vene
fino ad aprirsi nella pelle
sgorgare di sogni;
fatti di carne interrogante
rivolta alle nuvole.

Un leggero tocco al passo
uno sguardo fugace tra le
ombre
basta perché il corpo
si apra in due
avido di ricevere in se stesso
l'altro corpo che sogna
mito e mito, sogno e
carne, carne e carne
uguali in figura, uguali
in amore, uguali nel desiderio.

Quantunque sia solo una speranza
perché il desiderio è una
domanda, la cui risposta
nessuno sa.

Luis Cernuda

                     
           
                         
                                       
             

La sposa infedele

E io che me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza
invece aveva marito.
Fu la notte di San Giacomo
e quasi per obbligo.
Si spensero i fanali
e s'accesero i grulli.
alle ultime svolte
toccai i suoi seni addormentati
e di colpo mi s'apprirono
come rami di giacinti.
L'umido della sua gonnellina
suonava alle mie orecchie
come un pezzo di seta
lacerato da dieci coltelli.
Senza luce d'argento sulle cime
son cresciuti gli alberi
e un orizzonte di cani
abbaia lontano dal fiume.

Passati i rami,
i giunchi e gli spini,
sotto il cespuglio dei suoi capelli
feci una buca nel limo.
Io mi levai la cravatta.
Lei si tolse il vestito.
Io la cintura e la rivoltella.
Lei i suoi quattro corpetti.
Non hanno una pelle così fine
le tuberose e le conchiglie
ne i cristalli alla luna
risplendono di tanta luce.

Le sue coscie mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di brace,
metà piene di freddo.
Corsi quella notte
il migliore dei cammini
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire da uomo,
le cose che ella mi disse.
La luce dell'intendimento
mi fa essere molto discreto.
Sporca di baci e sabbia
la portai via dal fiume.
Con la brezza si battevano
le spade dei gigli.

Agii da quello che sono,
da vero gitano.
Le regalai un grande cestino
di raso paglierino
e non volli innamorarmi
perché avendo marito
mi disse che era ragazza
quando la portai al fiume.

G. Lorca

       
                                       
             

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